“Che influenza abbiamo noi sulla povertà e la fame nel mondo?” Sin dall’infanzia Elke Krüger cerca risposte a questa domanda, e già da bambina cominciò a impegnarsi in progetti sociali e di commercio equo. Attualmente lavora in Peru, assieme al marito, ad un progetto di riforestazione. Ci racconta del come, perché e con che mezzi in questa intervista di Klimaschutz-Netz.
Udo: Ciao Elke. Tu e tuo marito avete dedicato la vita al reimpianto di alberi. Con il sostegno dell’associazione Plan Verde e.V. gestite un vivaio e avete piantato parecchi alberi in una zona che si può senza dubbio definire come povera di vegetazione. Come fate, esattamente?
Elke: Per essere precisi, la regione peruviana Piura è stata résa povera di vegetazione, e al giorno d’oggi assomiglia a molte zone aride e povere dell’Africa. A partire dalla conquista da parte di Francisco Pizarro nel 1532 la zona è stata intensamente sfruttata, per esempio per la coltivazione di cotone, e qui è successo quello che stiamo temendo per la foresta amazzonica.
Abbiamo cominciato nel 2006 a ricercare e sperimentare intensamente, per scoprire alberi adatti alla riforestazione, complementari alla poca vegetazione rimasta e resistenti all’alta salinità del terreno. Abbiamo cominciato con pochi alberi di neem (Azadirachta indica https://it.wikipedia.org/wiki/Azadirachta_indica) e di Moringa https://it.wikipedia.org/wiki/Moringa_oleifera, che in zone simili hanno dimostrato di crescere bene. A partire dal 2007 abbiamo moltiplicato queste razze, e fino ad oggi abbiamo distribuito circa 45.000 alberi in tutta la regione. Gli alberi sono stati piantati in posti scelti, dove ricevono cure appropriate, e in diverse città, e possono diffondersi ulteriormente a partire da queste locazioni. Il seme dell’albero di neem germina solo le prime 6 settimane dopo la maturazione, la pianta non si diffonderebbe senza l’intervento umano perché qui non piove. Quindi la coltivazione in vivaio è l’unica possibilità.
Udo: Avete cominciato con alberi di neem e di Moringa, si sono aggiunte altre specie?
Elke: Si, stiamo cercando e testando altre specie per promuovere una diversità che qui non c’è più. Una delle nostre sfide è l’argan, o argania, endemico della Riserva di Biosfera nelle vicinanze di Agadir, nel Marocco. L’albero fornisce un olio alimentare di altissima qualità, e si dice che possa crescere solo in quella regione. Siccome le condizioni climatiche qui sono simili, stiamo tentando di farlo germinare qui. Lo stesso stiamo facendo con una specie di mimosa bianca dalla Tansania, diverse specie di datteri, tamarindo indiano, carrubo e paulonia, della quale ci stanno aspettando 200 talee radicali alla dogana. Coltiviamo anche l’algarrobo, un carrubo indigeno e fortemente decimato. Dai suoi frutti si ricava una specie di melassa dolce.
Le sperimentazioni sono necessarie a causa del fenomeno El Niño. Durante gli ultimi episodi di iper-niño nel 1983 e 1997/98, per mezzo anno tutta la regione Piura era un grande lago, esteso fino al deserto Sechura. La maggior parte delle piante e gli alberi da frutta muoiono, per cui qui nessuno ha voglia di coltivare alberi da frutta, per vederli morire appena cominciano a dare risultati. Questa era la prima grande sfida di Plan Verde, vedere se l’albero di Neem poteva resistere a questo. Ne abbiamo inondati un paio e li abbiamo lasciati nell’acqua per mezzo anno, e sono sopravvissuti!
Udo: Interessante, deduco dalle tue parole che nella scelta delle specie vi basate sempre anche sulla fruibilità della albero come fonte di cibo e materiale edile?
Elke: Certamente, la vita della popolazione dipende da questo, e una coltivazione continua, e meglio, chiamiamola gestione a lungo termine, al giorno d’oggi è più necessaria che mai. Alberi e piante ci danno cibo e materiale da costruzione. A causa della colonizzazione e lo sfruttamento susseguente, delle condizioni climatiche e dell’attuale salinizzazione del terreno ricominciamo con piante pioniere dove un tempo c’era foresta.
L’albero di moringa per esempio è originario della regione indiana ai piedi dell’Himalaya e sta prendendo piede bene anche in diverse regioni africane È una delle piante più nutrienti in assoluto, con un contenuto enorme di vitamine, minerali e amminoacidi. In molte regioni africane questo non lo sa nessuno, in fondo basterebbe diffonderne la conoscenza. Questa pianta da sola è d’utilità immenso per uomini e animali:
Le foglie sono un cibo pieno altamente proteico e pieno di vitamine e minerali, sia per umani che per animali. I fiori si possono usare come spezia ed in insalata, per le api e per uso medicinale. I frutti sono commestibili e danno semi. Anche i semi sono commestibili, oliferi e ovviamente servono anche alla diffusione della pianta. La corteccia ha usi medicinali, e si usa anche per la produzione di corde e carta. Le radici sono commestibili e medicinali. La pianta intera può venire usata come mangime e biomassa, “residui” per il miglioramento del terreno, fertilizzante biologico o mangime. Bastano 0,2 g di farina di seme di moringa per purificare un litro d’acqua e liberarlo da batteri e materie in sospensione.
Noi cerchiamo specie di alberi e piante con proprietà simili, che si completino a vicenda e possano venire affiancati a quello che rimane della vegetazione indigena senza recare danno.
Udo: Un ultima domanda. Sarebbe possibile ampliare le vostre attività, se aveste a disposizione più risorse finanziare? Quali sono le possibilità, quali i limiti? In effetti, sono due domande.
Elke: Io porrei la questione in modo diverso. Cos’è necessario per creare un sistema di riforestazione applicabile in tutto il mondo? Perché è questo il fine che Plan Verde si è preposto.
Abbiamo scelto Piura in Perù perché si tratta di una regione purtroppo poco nota, difficile e con problemi storici. C’è siccità per la maggior parte del tempo, la gran parte della regione è sabbiosa e salina. È grande 35.892 km², circa la grandezza di Haiti, e ci vivono 1.467.538 persone.
Io dico che con circa 50.000 € all’anno, per un periodo di 5-8 anni, quindi a medio termine, potremmo riforestare completamente una regione di questa grandezza. A vedere i risultati di altre organizzazioni, con più fondi ci vorrebbe ancora meno tempo. La moringa potrebbe dare i primi prodotti già dopo 6-8 mesi, l’albero di neem dopo 3-5 anni.
Per poter raggiungere questa meta, ci vuole un organizzazione in loco, per raccogliere esperienza e fare ricerche, e ci vogliono i fondi per farlo. Ci occupiamo noi stessi dei nostri video, del materiale di promozione della nostra presenza in internet, inclusi alcune reti sociali tipo Facebook, e ciò richiede non solo conoscenza, ma anche tempo.
Questo lavoro da pionieri l’abbiamo fatto mio marito ed io, praticamente da soli, e abbiamo creato la presenza in internet, incluso il nostro sito. Con il giusto sostegno e un’espansione della squadra, inclusi alcuni volontari, Plan Verde potrebbe venire implementato rapidamente in loco ed agire anche in ambito internazionale.
Quasi giornalmente riceviamo richieste da altre regioni del Perù e di altri paesi sudamericani, dall’Africa, dall’Iran, dalla Turchia e di persone, che vorrebbero venire qui per le ricerche di dottorato. Chiedono informazioni approfondite e know-how o la spedizioni di semi. Senza fondi appropriati purtroppo non possiamo ancora rispondere a queste richieste.
Abbiamo intenzione di mettere a disposizione informazioni in più lingue sul nostro sito, da scaricare. Per questo abbiamo bisogno di traduttori di madrelingua. Perciò spero molto nelle risorse dell’internet. La rete darà accesso a conoscenza a sempre più persone, anche in regioni di povertà. E non intendo conoscenza scolastica, ma conoscenza riguardante questioni di sopravvivenza. E spesso questa conoscenza in zone povere non c’è.
Come costruire una casa di legno o bambù, come conservare alimenti, come costruire una stufa col canna fumaria, come costruire un fornello solare. Conoscenze presenti nelle vecchie generazioni, ma che si sono perse. Da molte generazioni usiamo il legno non solo per costruire, per la cottura dei mattoni e per riscaldamento, e non basta opporsi alla deforestazione, bisogna riforestare massivamente. Altrimenti come fanno a vivere e sopravvivere le generazioni future?
Gente di successo da sempre ottiene successo ampliando le proprie conoscenze ed usandole. Sono convinta che la chiave per ridurre la povertà sta qui. O per dirla in altro modo, nelle regioni colpite è necessario diffondere conoscenza utile e creare le risorse naturali necessarie, come quelle di cui disponevamo ancora fino 40-80 anni fa, qui in Europa, anche senza corrente e tanto sviluppo tecnologico.
Ti ricordi quanto ci piaceva la vita pittoresca nei villaggi idilliaci nelle zone rurali della Spagna e della Grecia…
Udo: Elke, ti ringrazio molto per questa intervista!
© redatto da Udo Schuldt